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70 T71 tobre 1964. All’improvviso un membro femminile del consiglio patriziale pone la prima domanda: vuole sapere se Vittoria Zanetti «è a conoscenza della ragione per cui delle donne sono sedute in questa sala». L’interpellata risponde, in modo un poco vago, che il motivo «ha qualcosa a che fare con il suffragio femminile». Di fatto, il 7 dicembre 1958 le cittadine di Basilea avevano ottenuto il diritto di voto e di eleggibilità nei Comuni patriziali. La «donna che ha posto la domanda», sempre stando agli atti, reagisce alla risposta di Vittoria «con acidità». La «donna in questione, membro del consiglio patriziale» sembra inoltre «sentire la necessità di mangiare cioccolatini, che prende da un sacchetto di fronte a lei». Un altro membro della commissione patriziale vuole sapere come si arrivi «a Olten o a Lucerna». Vittoria risponde in maniera spontanea: «Seguendo le indicazioni stradali». Segue un botta e risposta. Il membro della commissione: «Ci va a cavallo?» Zanetti: «No, con l’automobile». Di nuovo il membro della commissione: «Che cosa? Ha pure un’automobile?» (N. d. T.: in svizzero tedesco nel testo originale). La domanda di naturalizzazione viene respinta; la motivazione ufficiale recita, secondo il paragrafo 2d della legge sulla cittadinanza patriziale basilese allora vigente: «stile di vita notoriamente dissoluto». Quello di Vittoria Zanetti è uno dei circa venti casi in cui, tra il 1950 e il 1969, gli stranieri che si erano visti rifiutare la richiesta di cittadinanza nel Cantone di Basilea-Città avevano presentato ricorso contro tale decisione. Si trattava di immigrate e immigrati di prima e seconda generazione, con cittadinanza tedesca e italiana. Per tutte le persone sotto i quarantacinque anni domiciliate nel Cantone da quindici anni sussisteva il diritto di richiedere la naturalizzazione gratuitamente. Il paragrafo 2d era un relitto risalente al 1902. All’epoca la Confederazione e Cantoni come Basilea, Zurigo e Ginevra volevano facilitare il procedimento di naturalizzazione. Visto il numero sempre crescente di residenti stranieri, bisognava promuovere la loro integrazione civica. Il tentativo di introdurre uno ius soli a livello federale intorno al 1900 era sì fallito, ma il Cantone di Basilea-Città aveva esteso il diritto alla naturalizzazione gratuita, già esistente, e introV Il Cantone di Basilea-Città ha rifiutato la domanda di una giovane italiana che voleva ottenere la naturalizzazione negli anni Sessanta. La candidata, infatti, è «nata e cresciuta a Basilea, dove ha frequentato le scuole e trovato un impiego» e ha «parenti, amici e conoscenti a Basilea»: per il Consiglio di Stato basilese, però, tutto ciò non basta come «prova rigorosa» della sua «assimilazione». Archivio comunale, Comune patriziale di Basilea C 1,6 diritto di cittadinanza, questioni singole e generali, ricorsi | Staatsarchiv Basel-Stadt

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